mercoledì 31 marzo 2010

I Grandi Viaggi di DDUM: Helsinki


Io per lavoro viaggio molto. Come? Si, ho un lavoro, no, no, un lavoro vero, no, non sono i miei genitori, ho fatto un colloquio eccetera....si, vabbè, smettila di ridere. Dicevo, visto che viaggio per lavoro volevo elargirvi tutto ciò che imparo dai miei viaggi in questa fantastica nuova rubrica di cui nessuno sentiva il bisogno. Prima puntata: Helsinki.
Helsinki è la capitale della Finlandia, è famosa per il design, i corridori di rally e perchè al venerdì sera le tipe bionde altissime ti limonano fuori dai bar senza particolare motivo, o almeno così mi hanno detto visto che io son andato via mercoledì. Le temperature sono miti, nel senso che passano alla storia per quanto cazzo sono basse, ai primi di marzo c'erano circa -25°. La strada è coperta di uno strato di ghiaccio, e si scivola un casino a meno che non facciate come questo distinto signore a destra e vi mettiate delle trendy galosce.
D'estate il sole non tramonta quasi mai, d'inverno invece tramonta prestissimo ed è questo uno dei motivi del fallimento delle aziende di tapparelle temporizzate.
Nonostante le temperature glaciali, è molto bello passeggiare per la città e magari sedersi a riposare su qualche panchina:
O anche prendere la macchina per farsi un bel tour
Che ne dite di un giro in barca?

Insomma ad Helsinki in realtà non c'è veramente un cazzo da fare, due chiese, due vie, due cazzo di musei. Sappiamo tutti per che cosa è famosa Helsinki: le aringhe e le caramelle di liquerizia salata.
Che fra l'altro a me tutte e due le cose fanno abbastanza cagare anche perchè hanno più o meno lo stesso sapore.
La birra finlandese è buona (ma qui sicuramente il Barone Birra puo' dire di più) il cibo se la cava, e se andate alla Sport Academy di fronte alla stazione c'è un hamburger da 1 kg (e 34€) che se lo finite tutto, compreso il contorno, incidono il vostro nome sul muro ed il terzo che vi mangiate è gratis! Un affarone! (anche se vi consiglio un ristorante super kitsch che si chiama Zetor).
Ok, ok, si, c'è figa, chiaramente, che domanda è?!?
Alte, bionde, occhi azzurri se vi piace il genere c'è l'imbarazzo della scelta, anche perchè tra i ragazzi va di moda l'emo quindi potete picchiarli anche se siete la più grande mezza sega del mondo.
Vi consiglio un giro al porto, prima cosa perchè d'estate c'è il mercato e poi perchè ci son due cose interessanti.
Il traghetto che va a Tallin (deliziosa città medievale che basa la sue economia sull'esportazione della figa) e la mitica Trombonave, ovvero il traghetto Viking Line Stoccolma-Helsinki e viceversa, della quale non ho testimonianza diretta, sono un ragazzo serio anche se non sembra, ma potete trovare informazioni qui.
In ogni caso le ho fatto una foto e ad alcuni amici racconterò di esserci stato e mi inventerò qualche sordida storia, tanto la fantasia non mi manca...


Curiosità:
_Inverno in finlandese si dice RookkoSiifreedi in quanto è lungo e rigido
_La città rivale di Helsinki è Turku, tanto che l'imprecazione più usata dagli helsinghiesi è "Turku Dighel!"
_Il gruppo rock finlandese più famoso sono i The Rasmus, che hanno avuto successo anche in Italia, ma che ora trovano ingaggi solo alle feste della Lega appena dopo il lancio dei tronchi.
_Se invitate una ragazza finlandese a casa vostra per vedere il vostro pesce, vedete di avere veramente un'aringa in salotto se no ci rimangono malissimo.
_A causa delle basse temperature tutti i porno finlandesi finiscono con "Ti giuro che di solito è meglio, è colpa del freddo".
_Se siete al porto non chiedete MAI a nessun pescatore di mostrarvi il molo, in ogni caso non scandalizzatevi se si toglie le mutande. Molo in finlandese vuol dire pene (equivalente femminile vittu, da qui la frase tipica del turista italiano: quanto viene vittu e alloggio?).

venerdì 26 marzo 2010

Le grandi pagine del grande web del grande diario di un milanese: Chatroulette, uccelli in libertà.

Prima e probabilmente ultima puntata di una nuova rubrica di cui nessuno assolutamente sentiva il bisogno.

Dato che stiamo attraversando un momento di sterilità creativa e il titolare del blog lo utilizza come surrogato del suo psicologo/psichiatra scrivendo solo cazzi suoi, oggi parliamo di internet. Ma si, tanto lo fanno tutti; che ci vorrà a consigliarvi due stronzate? un video, una gif animata o una pagina di gattini e animaletti tanto teneri come dicono le mie colleghe decerebrate (che tanto sono di Torino e questo blog non lo leggeranno mai…)

Oggi iniziamo con l'ultima moda di noi giovani milanesi sul web.

Chatroulette.com

Immaginatevi la situazione.
Per una sera che siete rimasti a casa rimbalzando mostre, aperitivi, concerti e quant'altro, in televisione non c'è nulla, nemmeno lo spareggio per la retrocessione della serie b del Montenegro. Allora vi attaccate al vostro fido pc. Facebook gia controllato, le mail non ve le scrive nessuno, il sito del corriere lo sapete a memoria, quello della gazza meglio non leggerlo, msn è disabitato.
Youporn ve lo ha bloccato la mamma con una password inviolabile .
Fine del divertimento? macchè.
Seguite il nostro consiglio e passerete una serata memorabile davanti al vostro pc.
Innanzitutto preparatevi: mettetevi addosso qualcosa di carinoe e elegane (no la canottiera da casa non vale), sistemate la camera, attaccate la webcam, allacciatevi i pantaloni.
Cliccate qua e si parte.

Dunque questo chatroulette è un sito dove verrete collegati totalmente a cazzo con un altro utente collegato in quel momento al sito. Vi capiterà di tutto. Dalla super figona svedese, al ragazzino brufoloso cambogiano, ad un altro sfigato come voi in cerca di gnocca. Mediamente ogni 3 o 4 click c'è qualuno che si diverte a menarselo in mondovisione ma potrete skipparlo velocemente (foto in basso: "chatroulette, uccelli in libertà")
In pratica lo scopo del gioco è quello di passere un po di tempo sbirciando in casa di altri in altre parti del mondo e magari fare due chiacchiere senza malizia (ogni tanto si riesce). Dato che la faccenda è completamente anonima, nessuno saprà mai ne il nome ne eventuali nickname o altre informazioni su di voi, mostrerete solo quello che vorrete far vedere tramite webcam.
Normalmente nessun uomo parla con altri uomini (sono tutti in cerca di figa) e nessuna gnocca si fermerà a parlare con voi facendo nascere un terribile circolo vizioso. In pratica continuerete a vedere facce di gente che passano velocissime.
Ah, dimenticavo quasi di dirvi che esiste un sito www.chatroulettemap.com che mostra la foto di qualche utente di chatroulette su una mappa. Chissà se nei prossimi giorni vedremo qualcuno di voi, cari lettori e lettrici (ma vi prego tenetelo nei pantaloni...).
Se (e dico se) riusciste mai a intraprendere una conversazione con qualche ragazza consiglio sempre dato l'anonimato, di chiedere se vi mostrano le tette. Di solito, indipendentemente dalla nazionalità chiudono la conversazione…chissà perchè.
Vabbè che pretendete, in tv non c'era nulla no?

mercoledì 24 marzo 2010

La Biografie così così dei santi milanesi del decente DDUM: Carlo Borromeo

Carlo Borromeo nasce ad Arona da una famiglia povera povera, i Borromeo infatti hanno solo qualche villa, qualche possedimento qua e là, uno zio Papa, delle isolette che comunque son piccoline e non ci puoi passare tutta l'estate, una Rocca, da cui prenderà poi nome il maresciallo, ma per farvi capire quanto erano poveri, non avevano nemmeno un televisore con digitale terrestre integrato che nel 1538 sarebbe stato uno status symbol mica da ridere.
Per questo Carlo a scuola viene preso in giro da tutti, in particolare le ragazze lo chiamavano Sborromeo e da qui nasce la sua avversione per le donne. Carlo però non si lascia abbattere e fa di tutto per fare strada nella vita, infatti va fino a Roma a chiedere allo zio Papa di farlo arcivescovo di Milano.
Nella capitale lombarda Carlo trova il clero completamente invischiato nella movida milanese: i preti avevano un tavolo fisso con bottiglia e fischione luminoso all'Hollywood, i prelati venivano fotografati con delle veline ed i parroci si vestivano in Corso Como 10 risultando così sessualmente ambigui.
Il buon Carlo pone fine a queste usanze e poi per non farsi mancare niente sopprime gli Umiliati, che come dice il nome stesso erano già abbattuti di loro, appena uscivano di casa tutti gli gridavano "Merde Merde Merde!", gli umiliati si sono poi riuniti sotto l'ordine dei Milanisti.
Carletto aveva sentito parlare di protestanti in Svizzera, allora già che andava su per comprare del cioccolato e per far benzina li volle incontrare e ne approfittò anche per lanciarli a testa in giù nel fuoco. Carlo fece molto anche durante la peste di Milano, organizzò una messa in Duomo descritta anche dal Manzoni per chiedere il miracolo e miracolo fu, infatti accalcandosi così tanta gente in piazza la peste si diffuse molto di più ponendo fine al problema degli alloggi ed uccidendo anche tutti quelli che vendevano il mais per i piccioni in piazza del Duomo che all'epoca erano una grave piaga sociale.
E' il protettore dei frutteti di mele in quanto in vita ha disdegnato le pere ed inoltre viene invocato in caso di disturbi intestinali, primato che divide con Sant'Imodium da Banco che però è disponibile anche in una comoda versione orosolubile.
Dopo la morte venne definito castissimo nonostante su wikipedia venga sottolineato il vezzeggiativo dato ai suoi attributi: Bastone Pastorale. Certo, all'epoca era facile rimanere lontano dalle tentazioni visto che YouPorn non era ancora molto conosciuto, ma Carlo era famoso per la sua avversione alle donne.
Non sapeva il poverino che qualche anno dopo i Borromeo sarebbero ritornati alla ribalta delle cronache proprio per una donna: Beatrice Borromeo. Beatrice impara a far la giornalista durante le sfilate in Piazza di Spagna e poi affina la sua simpatia grazie agli insegnamenti di Santoro. Come il suo antenato continua a preoccuparsi dei problemi del popolo scagliandosi contro il potere dalle isole di famiglia o dallo yacht del suo fidanzato e futuro principe Pierre Casiraghi. Ma questa è un'altra storia.

lunedì 22 marzo 2010

W.C.ni di casa (leggi Vicini di casa)

Non so se ve lo ricordate, ma negli anni '90 c'era un telefilm italiano come non se ne fanno più che si chiamava "Vicini di casa". Cast di tutto rispetto con Teo Teocoli, Silvio Orlando Gene Gnocchi e Gabriella Golia. A me sinceramente piaceva, anche perchè le situazioni paradossali di ogni puntata facevano sembrare più normale il mio condominio.
Io ho sempre avuto il terrore degli incontri in ascensore, quando il numero sul display si ferma vengo preso dal panico,anche perchè ormai so a seconda del piano che cosa mi aspetterà.
Al settimo e al terzo c'è altissimo rischio di chiacchieroni con alito fetido, che poi è sempre un casino inventarsi una scusa perchè passi il tempo con il naso nel piccolo spiraglio tra le porte "Guardi, se non faccio così poi quelle sfaticate delle donne delle pulizie non puliscono tra piano e piano". Se ti fermi al sesto, devi essere preparato per un'interrogazione su cultura generale "Vediamo un po' come siam messi a poesia, parlami un po' del Pascoli" "Nooooo, gioco il jolly, poi cmq mi aveva interrogato già ieri sera quando salivo dal box, non mi son preparato!". Al secondo e al quarto c'è la mia paura più grossa, potrebbero entrare le fighe del condominio, a quel punto io vengo preso da ansia da prestazione e cercando di parlare emetto degli strani versi tipo "Afitinfato fareffi" oppure voglio sembrare brillante (che in due piani di ascensore è difficilissimo) e mi escono frasi da ipersfigato tipo "Eh, con un tempo simile sembra di vivere nella metropolis di Fritz Lang", il risultato in ogni caso è di essere guardato dalle fighe come se fossi una merda su una finissima porcellana cinese. L'unico divertimento una volta era fermarsi al primo piano, perchè c'era quella coppia in cui lei la sera saliva sempre su una macchina diversa (non del marito) ed il marito alle riunioni di condominio si lamentava "Non sbattete il portone al mattino perchè svegliate la mia signora che dorme!", quindi era sport comune nel condominio quando la si incontrava in ascensore guardarla con aria da "Eeeeeeh, so dove stai andando, zozzona!" ed appena si aprivano le porte lei scappava fuori tipo ratto colpito dalla luce.
Purtroppo, se ne sono andati e son stati sostituiti da un pazzo.
Nessuno sa cosa faccia di lavoro, c'è chi dice che lavori nello spettacolo, giusto per cercar di dare un'aura artistica alla sua follia, in ogni caso tutti cercano di evitarlo, c'è chi si nasconde sotto lo zerbino, chi smonta la plafoniera e si finge una sbarra di neon, ma difficilmente si riesce a sfuggire. Giusto ieri ho avuto conferma di trovarmi di fronte ad un esemplare non del tutto regolato. Dovete sapere che nel giardino condominiale stanno facendo dei lavori. Ieri pomeriggio stavo portando giù il cane quando l'ascensore si ferma al primo "Ma porc", in tutta fretta mi sono arrotolato la mia bassottina in testa e ho finto di essere un turista russo con tanto di colbacco, finito lì per caso, lui non ci è cascato. "Le piante del giardino le rimettono come prima, vero?" "E, boh, credo di si " "No perchè io ho comprato la casa anche per il giardino, se fanno qualcosa io mi incateno ad una pianta che poi non puo' venire neanche la polizia a togliermi perchè questo non è suolo pubblico e non si possono permettere", sorriso di circostanza e son scappato.
In realtà ripensandoci questa sarebbe l'occasione giusta per liberarsi di lui. Vedendolo incatenato ad un albero i tamarri sotto casa lo scambierebbero per un Booster e dopo averlo rubato ci farebbero le penne per la via per tutta la notte. Probabilmente capirebbero l'errore solo mentre cercano di montargli le carene a specchio.

giovedì 18 marzo 2010

Non è un paese per giovani

Alla fine son giovane, cioè, io non mi sento molto giovane in realtà, però, andiamo, 29 anni non son tanti. Soprattutto in un paese dove si è giovani sempre più a lungo: "il giovane scrittore (42 anni)" o "il giovane manager (43 anni)", quindi io, porco cazzo, sono un bocciolo di rosa.
Nonostante la mia "giovanissima" età, qualche esperienza di lavoro alle spalle ce l'ho, ed è grazie alle persone che ho incontrato che posso considerarmi un ragazzino.
Il mio primo posto di lavoro vero era in una grande multinazionale, cioè, lavoro vero...stage retribuito...ogni 3 mesi, sempre che la tizia dell'ufficio del personale non fosse in maternità, che quella era un coniglio, cagava fuori un bambino al mese, non so come facesse, verso il quarto mese senza stipendio potevi vedere gli stagisti dimagrire e raccogliere le briciole lasciate vicino alle macchinette delle merendine. Però i vecchi no, quelli venivano pagati precisi, infatti erano tutti belli in salute! Oddio, più o meno, tutti tranne l'Ingegnere. Si perchè in realtà quasi tutti lì erano ingegneri, ma solo lui era L'Ingegnere. Aveva un'età variabile dai 60 ai 179 anni ed una manciata di denti sparati a caso in bocca. Era un lungodegente dell'azienda, nessuno si ricorda quando fosse arrivato, ma giravano voci che gli avessero costruito l'azienda intorno. Aveva racconti spassosissimi di quando c'era ancora il super padrone in azienda, ma nessuno li capiva, perchè prova tu a decifrare uno con 3 denti in totale! Portava la vita dei pantaloni più alta del mondo, in pratica aveva la cravatta al posto della zip e il mio collega e guru dell'epoca (ed ora amico) gli diceva sempre "Ingegnere, su con la vita!" alla quale lui rispondeva annuendo con il suo sorriso gengivale senza capire la battuta.
Per sentirmi ancora più giovane allora ho cambiato lavoro e son finito in una crew composta da me, un simpatico sosia di mr Magoo di 62 anni e un arzillo sessantanovenne di nome Shgioanaahalish, non ho mai capito bene come si chiamasse. Il vero problema era quando ti diceva: "shi dai, mahandami una mei" "Ok, il suo indirizzo qual'è?" "info chiocioa Shgioanaahalis punto it" "Si, ecco...magari metto i file su una chiavetta e glieli porto a casa che facciamo prima".
Il lavoro era adattissimo a due pensionati che lavoravano per scampare alle giornate con le proprie mogli, infatti si vendeva roba tecnologica, alla prima uscita però Magoo ha perso un po' di credibilità tentando di fare una foto con il cellulare davanti al cliente. Dopo cinque minuti in cui faceva finta di prendere la giusta inquadratura con aria corrucciata manco fosse Ugo Mulas, mi passa il cellulare dicendo "Fai tu che io non ci capisco un cazzo" "Ok, ma questo cellulare non ha la fotocamera" dal suo sguardo ho capito che la mia vita non sarebbe stata facile.
Una volta la crew al completo è andata in trasferta per visita fornitori in Germania, nella bella Schwarzwald, la foresta nera, dove non c'è più vita dopo le 17.30, ma anche prima non è che si ammazzino di festini. Guidava Magoo, 10 ore esatte per andare, perchè si sa che dopo una certa età si guida lentissimi e sbagliando volentieri strada, tanto che quando ci siamo ritrovati in Austria perchè "Io non lo capisco mica questo navigatore qui" ho finto di addormentarmi. Ad un certo punto vengo svegliato dalla voce brianzola squillante di Sgioanaahalish: "Posho chiamaahe la mia mama?" persino l'altro in un attimo di lucidità gli chiede "Hai ancora una madre?!?" "Eh, shi, 92 anni, venesiana, figlia di gondoliere, ha fatto dodici guere", chiaramente per dare il più fastito possibile l'ha chiamata in stereofonia in macchina: "Pronto?" "Pronto mama, shon Shgioani" "Oh Fijol, fijol, dove te xe?" (scusate il mio finto veneto) "Mama, shto lavoaaaando" "Oh Fijol, ero tanto preocupada sai?" "Mama, tranquila, va tuto benishimo!". E attacca. Si gira verso di me e mi fa "La mia mama, si preocupa shempre quando vado in giro" "Eh, Shior Naahalish, la mama è shempre la mama".

lunedì 15 marzo 2010

Techno-casa

Sabato pomeriggio sono andato a fare un giro alla Fnac di via Torino per comprare delle pellicole e altre cazzate per la mia Diana F+ (scusate volevo tirarmela perchè uso una Diana F+, anche se non sapete cosa sia....ignoranti). Sulle scale mobili avevo davanti due ragazzi che erano il prototipo dei tamarri milanesi, jeans dentro agli scarponcini timberland aperti, piumino lucido nero con sotto un golf con scollo a v portato a pelle e una carnagione che da decisamente verso l'arancione (PANTONE 179 U) ed occhiali da sole in plastica bianca appoggiati alla testa.
Ad un certo punto quello davanti si gira e fa all'altro "Oh, aaaeeeegh fluuutiffff scaaaateeeee?", l'altro annuisce e con simile voce roca risponde "meeefaaaat suuuponeeeaaaaaarrrrffff, oh".
Ora io non voglio essere cattivo, anche se lo sono per natura, ma non credo che questi possano essere i manager del futuro, ma li vedo in difficoltà anche per i lavori più umili, dal momento che si trovano un'agguerrita concorrenza di extracomunitari spinti dal bisogno e con una padronanza dell'italiano decisamente superiore alla loro.
Tornando a casa ho ripensato a come ormai Milano sia in mano ai tamarri e come questo non preannunci niente di buono per il futuro.
Per fortuna la sera ero a casa del Chicco, che quello è milanese puro, cazzo (anche se si scaccola mentre mangia ed ha un continuo prurito genitale che non riesce a controllare, ma vabbè), mi aspettava una serata da riso giallo e caseoula, almeno dialetticamente.
No, ecco, mi sbagliavo.
Evidentemente il Chicco si è innamorato ed è andato a vivere con una zarrona, mi son ritrovato in mezzo a gente che si chiamava "fratello" o anche "fratella" e che aveva il lavoro da tamarro per antonomasia: l'agente immobiliare.
Nella generazione dei nostri genitori, quando c'era un tipo in classe piuttosto belloccio che giocava bene a calcio, ma aveva il qi di un ravanello, dopo qualche anno lo trovavi che faceva benzina alla tua Giulietta all'Agip di viale Certosa (l'Agip figo, un po' avveneristico anni 60, stile marziano con i pantaloni a zampa).
Ora come ora invece il rifugio di quelli che facevano i fighi alle medie o al liceo, ma che non sapevano un cazzo è dato dalle agenzie immobiliari. L'agente immobiliare ha una divisa ufficiale, tramandata da generazione a generazione secondo regole non scritte.
L'abito è totalmente aderente, i più fighi lo sostituiscono con il body painting, ma solo per le trattative più importanti, deve avere un colore improbabile oppure essere gessato con colori insensati, la camicia deve preferibilmente tendere al viola, ultimamente anche il glicine è accettato, polsini e colletto invece possono essere di qualsiasi colore, purchè sia diverso da quello della camicia; la cravatta idem, i più arditi hanno cravatte dello stesso colore della camicia per ammaliare il cliente che si concentra su dove comincia la camicia e dove finisce la cravatta e quindi firma qualsiasi cosa purchè venga svelato il mistero, sia la camicia che la cravatta dei più fighi presentano delle impunture gigantesche, fatte tipo con delle corde da marinaio tendenti al blu o violetto. Il nodo della cravatta è importantissimo, deve essere esattamente grande come la testa, oppure minuscolo che sembra che ti sei messo il nastro dei regali di natale al collo. L'abbronzatura è poi d'ordinanza, come se quell'aria da bagnino di Pinarella di Cervia possa permettergli di vendere di più.
Ma due cose distinguono un agente immobiliare buono da uno mediocre: le scarpe che devono essere assolutamente a punta per poter infilarsi nella porta quando vi viene sbattuta in faccia per poi riaprirla con il sorriso e l'uso assolutamente casuale della lingua italiana, il conginuntivo, l'infinito e il passato remoto vengono rimescolati e lanciati contro il cliente per disarmarlo.
Quindi, cari ragazzi le opzioni son due: o studiate, vi fate il mazzo così da diventare dei capi assoluti e poter guardare il tamarro dall'alto al basso, oppure la prossima volta che vedete uno zarro, non guardatelo con disprezzo, fatevelo amico, se non sarà in carcere, un giorno o l'altro potrebbe farvi un piccolo sconto sulla vostra casa.

venerdì 5 marzo 2010

Dario Lampa


Questo blog non è e non vuole essere un blog nemmeno lontanamente "politico", lo sapete. Di politica non parliamo mai e nemmeno ci interessa.

Però dai le cose di sti giorni mi hanno fatto scassare dalle risate. Io mi immagino che le cose siano andate ctipo così:

Ve lo vedete il povero Formigoni che arriva li e gli dicono "No ci spiace ma la sua richiesta è stata respinta??"
Come in comune! "Sa, manca la firma dell'interessato, il bollo da quindicimila, la triplice copia della patente."
Spettacolo! Pensa che faccia di marmo!

Oppure mi immagino le firme false/falsate: Poppins Mary, Cesare Giulio gente così. Tanto mica controlleranno no?! ma va…
Mi ricorda come si faceva per alcuni appelli in università. Per un breve (chissà perchè...) periodo di tempo, avevano avuto la brillante idea di mettere un registro dove iscriversi agli esami a mano, carta e penna, con nome e cognome.
E allora all'appello erano iscritti Il Papa, Maradona, Napoleone e compagnia bella. Una volta durante l'esame di biochimica I, era uno scritto, il professore fa l'appello degli iscritti all'esame (eravamo tantissimi e tutti sul registro cartaceo), chiama leggendo il registro e dopo aver chiamato il grande Diego, legge il classico Dario Lampa aggiungendo "Molto spiritosi.." Se non che, tra le risate generali, bisogna ammettere che Dario Lampa fa sempre ridere, dai banchi in fondo all'aula, si alza timido il braccio di uno.
" Presente" dice il tipo.
Giuro.
Era lui d'avvero.

Nota di Kitsch Master: io invece do pieno appoggio al povero Roberto, una volta anche un mio amico è stato fermato dalla pula ed ha avuto un sacco di casini perchè mancava un timbro sulla sua patente, cioè, ragazzi un timbro, andiamo! Che poi lui non c'entrava niente, visto che la patente non era sua, lui non ce l'ha mai avuta! Il mio amico è stato persino in carcere per questo, rendetevi conto, per un timbro! Cioè per quello e per i 14 chili di marijuana coltivata da lui nella sua cascina che teneva nel bagagliaio, però principalmente per il timbro.

mercoledì 3 marzo 2010

La dignità dell'ingegnere

Inutile nasconderlo, sono un ingegnere.
Ho cercato di smettere, ma non ci sono cerotti per farti passare l'ingegneria che hai addosso. Come tutti gli ingegneri, son convinto di essere un ingegnere atipico solo perchè non ho il pile a luglio, l'alopecia galoppante a 20 anni e non ho mai avuto calzini corti bianchi in spugna, però alla fin fine lo so benissimo che si vede che sono di quella razza lì.
L'altro giorno però mi è successa una cosa che per la prima volta mi ha riempito di orgoglio ingegneristico. Ero sulla verde che mi facevo bellamente i cazzi miei con l'ipod a palla nelle orecchie. Come sempre a Piola sale la fiumana della città studi, le porte si chiudono, poi per qualche strano motivo si riaprono, ma solo per un attimo, un attimo di troppo però.
 In quell'istante un ragazzo con un testone di capelli ricci che Cristicchi sembra Kojak al confronto, infila
la testa tra le porte che si richiudono con ferocia sul suo collo. Delle ragazze molto carine (architettura, ci scommetterei) iniziano a gridare "LA TESTA LA TESTA", un energumeno tenta di aprire le porte con tutta la sua forza, trambusto, gente che urla, gente che si agita. Io che per natura mi faccio i cazzi miei sempre e che sinceramente sono un merda di prima categoria e adoro assistere a scene di questo genere, guardo la reazione del ragazzo: tranquillo, immobile, pronto ad affrontare il viaggio con il capoccione fuori come se lo avesse fatto mille volte.
A quel punto l'occhio mi scivola sullo zaino del futuro martire (un Invicta che solo i Duran Duran son più anni 80 di quello), spunta un foglio: "FISICA SPERIMENTALE". Ma si, cazzo, come ho fatto a non capirlo prima?!? Tu sei un ingegnere! A quel punto mi son commosso, volevo quasi incitarlo "Dì che lì fuori c'è un'arietta fantastica, dì che sei l'addetto alla pulizia del tunnel e che i controlli si fanno così, dì che tanto alla tua fermata si apre di lì, fai quello che vuoi, ma non chiedere aiuto, non piangere!" e intanto pregavo il Dio degli ingegneri (che per alcuni è il proprietario della Borsa del Fumetto) nel modo che Lui più apprezza: in codice binario. "1001011100101". Le porte alla fine si aprono e il ragazzo riporta dentro il suo immenso melone riccioluto, spazzolandosi con le mani la sua sciarpa bianca alla Maurizio Mosca. Le architette gli chiedono "Stai bene? tutto ok?" chiaramente mordendosi le labbra fino al sangue per non ridere, e lui con tutta la naturalezza di questo mondo ha detto "Mi son sporcato la sciarpa". Voi sareste riusciti in una frase ad esprime tanta dignità e sfiga inseme? Avrei voluto abbracciarlo, ero fiero di lui, teneva in alto il nome della razza. Probabilmente arrivato a casa la sua testa si è staccata e mentre rotolava per terra continuava a dire con tono pacato "Tranquilli, tutto ok, però attenti che non si sporchi la sciarpa che ci tengo", ma in quel momento i suoi occhi ostentavano tranquillità, sicurezza, a tratti piacioneria, ammiccava alle ragazza come per dire "Se stai con me non avrai più problemi con il WiFi", finchè non hanno incontrato i miei.
Lo scambio è stato chiaro: "Io ti capisco" "Grazie".

lunedì 1 marzo 2010

Immigrant Song

Come praticamente ogni venerdì sera stavo andando al Confine per una birretta con il mio collaboratore e la sua crew. Mentre camminavo per Papiniano mi si avvicina una BMW nera, vecchio modello, vetri oscurati, tirano giù il finestrino per chiedere informazioni, vedo dentro due persone praticamente identiche, jeans, camicia, giubbotto di pelle nera e capelli biondi con taglio paramilitare.
C'erano solo due possibilità: o erano rumeni o erano della Digos, in ogni caso per me ormai era troppo tardi per scappare.
Il passeggero in ottimo italiano con un leggero accento mi chiede: "Scusa, sai dov'è la discoteca rumena?" Pfiu, almeno non erano della Digos...però a quel punto mi si è aperto un mondo, come cazzo puo' essere una discoteca rumena a Milano? Che musica c'è? dragostea din tei a loop per tutta la serata? Nu ma nu ma iei, nu ma nu ma nu ma iei! Che bello che deve essere, riconosci le donne della scuderia di un ruchetè dal segno dell'anello che usa per schiaffeggiarle sulla guancia, e intanto passa la madre di Mutu a spacciare le sue pasticche dell'erboristeria. Chipul tau si dragostea din tei, mi-amintesc de ochii taaaaaaai. Dopo cinque minuti buoni che fantasticavo di Chivu come vocalist loro spazientiti mi han detto "Dovrebbe essere al 29 di Papiniano, però non l'abbiamo trovata" "Mi spiace non ne so niente". In realtà secondo me al 29 di Papiniano c'è un ingresso secondario di San Vittore e la storia della discoteca rumena è solo un abile espediente delle nostre acutissime forze dell'ordine per riuscire a raccattare potenziali malviventi rumeni, ma non son stato a dirglielo.
Però mi è venuto da pensare a quanto debba essere difficile la vita dell'emigrante, l'ho visto con i miei occhi quest'estate quando ho fatto visita ad un amico finalese di stanza a Berlino (nel senso che è andato a vivere in una stanza nel Mitte di Berlino), ho visto le sue lacrime di nostalgia mentre guardava le puntate di "Un posto al sole" in streaming, il suo magone ogni volta che ascoltava Milva intonare "Alexander Platz", però non ho visto discoteche italiane. Chissà se esistono nel resto del mondo, me li vedo questi giovanotti dai capelli impomatati e le ragazze con petto forte e capelli corvini come nella migliore tradizione Hollywoodiana ritrovarsi in un locale dalle tovaglie a scacchi bianchi e rossi a ballare sfrenati "quando esta noche tramonta il sol mon amour mon amour" del grande Giggi (che in questa canzone è pure international, sì gruoss Giggi, sì gruoss).
A Milano invece deve esistere un sottobosco sconosciuto di discoteche "etniche", lo so perchè nella mia zona ce ne sono almeno tre, infatti hanno già ucciso un ecuadoregno (un Chicago, non un New York), un cinese e un rumeno, i maghrebini di meno perchè la loro musica è talmente una lagna che non ci fanno nemmeno le discoteche e per accoltellarsi devono organizzarsi e darsi un appuntamento preciso via sms.
Per ricordarci la presenza e l'importanza degli immigrati oggi è stato indetto uno sciopero, quindi stasera state pure a casa, non ci saranno zoccole per strada, i loro protettori per protesta si toglieranno l'anello per picchiarle, le filippine non puliranno sotto il divano e voi verrete aggrediti da giganteschi gomitoli di polvere, gli zingari stanno invadendo le agenzie immobiliari per trovare qualche bilocale con cucina abitabile che è comoda per far dormire lo zio e hanno diramato un semplice comunicato stampa: "Oggi facciamo sciopero, potete non mettere l'antifurto in casa".